Finora in tre gare su quattro si sono verificati dei problemi sulla Mitsubishi.
In Repubblica Ceca all’improvviso il motore si è messo a girare a tre cilindri
Sarà forse il caso di ascoltare Eva: “Qui ci vuole un numero del Mago di SorTrento” (copyright Achille Guerrera, ndr”). E siccome alla Trento-Bondone mancano poco meno di cinque settimane, il tempo c’è per tirare fuori dal cilindro la soluzione. Lo sa bene Antonino Migliuolo, appena rientrato dalla Repubblica Ceca con la delusione che gli ha riservato la 41ª Ecce Homo di Sternberk. Solo un 6° posto di Gruppo 3, addirittura 18° di categoria 1 per lui, campione in carica. Il problema è nel cuore della Mitsubishi Lancer Evo IX, cioè il motore e gli organi collegati, turbo e centralina. Per stare in metafora, questo weekend è sembrato soffrire di extrasistole, una specie di aritmia: “Arrivato in quarta marcia, si è messo a girare a tre come in Portogallo – spiega il portacolori del Phoenix Racing Team – è ho preso venti secondi di ritardo. Gara compromessa, ho fatto la seconda manche solo per onorare la trasferta, per rispetto degli avversari”. Una ripartenza a razzo, dopo alcune modifiche sulla vettura (che però per 600 metri è andata ancora a tre cilindri), con gomme fredde tanto da fare un mezzo testa coda, perdere la linea eppure siglare il secondo tempo di Gruppo 3, a soli 0’’451 dal rivale Stefanovski che era dunque lì, nel mirino, nonostante l’evidente vantaggio di montare gomme nuove. “Tocca leccarci le ferite e rimboccarsi le maniche – sentenzia O’Play – perché va bene perdere se si sbaglia, ma non così, per un gap tecnico che dobbiamo assolutamente risolvere”.